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Scomoda e sincera. Laura Betti, l’altra metà del cielo di Pasolini

gennaio 19, 2010

Laura Betti, vero cognome Trombetti, è nata a Bologna nel 1934 ed è morta a Roma nel 2004. (Google)

Ha vissuto di rabbia e di provocazioni. Di sincerità e di coraggio. Ruvida, scostante, eclettica. Biondissima. Laura Betti soffocava ogni pregiudizio e infrangeva qualsiasi protocollo. Sempre controcorrente. Come il suo amico e maestro, Pier Paolo Pasolini.

Nata a Bologna nel 1934, vero cognome Trombetti, Laura incontra il cinema quasi per caso. Cantante jazz di talento sul finire degli anni Cinquanta, ottiene una piccola parte ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini. Un trampolino di lancio prestigioso. Sarà però Pasolini a valorizzarla al meglio, a partire da Ro.Go.Pa.G (1963). L’interpretazione della serva Emilia di Teorema (1968) le vale una Coppa Volpi al Festival di Venezia. Un personaggio difficile, scomodo. Come tutti i personaggi cui Betti presterà la sua fisicità nervosa e irregolare. Non solo con Pasolini: in Novecento I e II (1976) di Bernardo Bertolucci, ad esempio, è Regina, cugina di Alfredo-Robert De Niro.

Laura ha molti interessi: la musica, l’arte, la letteratura. Ha un’ironia pungente e acuta. Riservata a pochi. Il Maestro le dedicherà sulle pagine di Vogue un necrologio. «Una tragica Marlene, una vera Garbo», la definisce. È il 1971. Pasolini morirà quattro anni più tardi, portando via con sé parte dell’anima della sua attrice prediletta.

Laura Betti e Pier Paolo Pasolini. (Google)

Betti sceglie così di dedicarsi al ricordo. Impegnata più di prima, energica come non mai. A costo di sacrificare la sua avvenenza, senza fare sconti a nessuno. Pier Paolo per lei l’avrebbe fatto. L’aveva già fatto.

Nasce un Fondo, si moltiplicano le iniziative. Il cinema scorre a margine della vita vera (Il grande cocomero, 1993, di Francesca Archibugi e La felicità non costa niente, 2002, di Mimmo Calopresti). Laura non dimenticherà mai le sue origini: il teatro, la poesia di Brecht, le esibizioni dal vivo.

Se ne va in punta di piedi nel luglio 2004. Spigolosa e affamata di verità, generosa e protettiva, ha difeso i suoi affetti fino all’ultimo. Fedele ai versi dell’antico maestro: «Amore mai non finirai di essere amore».